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giovedì 9 febbraio 2017

CHE COSA E' LA DISPAREUNIA

Autore  Dott. Raffaele Lopreiato   Sessuologo  Vibo Valentia

La dispareunia è la condizione del coito doloroso. Può essere primaria, quando la difficoltà risale già ai primi rapporti sessuali, e secondaria, quando essa appare più tardi, dopo che i rapporti sessuali si sono svolti in maniera più o meno accettabile e soddisfacente.

Può essere esterna, quando il dolore o le sensazioni sgradevoli sorgono già dai primi tentativi di penetrazione, all’inizio quindi del rapporto sessuale, e interna, quando il dolore insorge in piena attività coitale, dopo cioè che vi è stata la penetrazione e si sono avviati i movimenti coitali.

Numerose cause organiche possono essere all’origine di questa disfunzione: per esempio, nella dispareunia esterna la causa può essere un’atresia vaginale, una caruncola uretrale, la vulvodinia, una vulvovaginite, una bartolinite, un’uretrite, una cicatrice da episiotomia o da perineorafia, ecc..; oppure ancora possono essere chiamate in causa delle fissurazioni anali, delle fistole rettovaginali, il lichen scleroatrofico vulvare, la leucoplasia, le emorroidi, la candida, ecc..

Per la dispareunia interna possiamo invocare come possibili cause una cervicite, l’endometriosi, un’infiammazione pelvica, la retroversione uterina, un tumore ovarico o uterino, ancora una vulvovaginite, ecc..

Nell’età avanzata causa frequente di dispareunia può essere la fibrosi senile della vagina, ed ancora stati irritativi della vescica, la colite cronica o una qualunque forma di congestione pelvica.
Oltre tutte le possibili causa organiche di dispareunia, che abbiamo menzionato, non dobbiamo dimenticare le cause emotive o conflittuali, superficiali o profonde, di questa disfunzione.

Il dolore infatti può essere strumentalizzato.
Il dolore può ostacolare ogni forma di godimento, e quindi può essere utilizzato come un’arma contro il partner, accusato ogni volta di procurare dolore anziché piacere.
La dispareunia può essere la manifestazione esterna di bisogni masochistici o autopunitivi, o il risultato di un autocontrollo eccessivo. Altre volte essa è indotta da bisogni sadici profondi da parte del partner, che si abbandona a un’attitudine troppo violenta nell’esercizio sessuale. 

Per qualche donna la sensibilità genitale è maggiormente tarata sul disagio e sul dolore piuttosto che sul piacere; sembra che in esse la soglia del dolore sia molto bassa e sopravanzi bloccandola quella del piacere.

La dispareunia compare nel 9-13% delle donne fertili e fino al 45% delle donne in menopausa.

Nel periodo menopausale e post-menopausale la carenza di estrogeni induce modificazioni dell’epitelio vaginale (scarsità delle cellule superficiali contenenti glicogeno, riduzione dei bacilli di Doderlein, aumento del PH vaginale), la diminuizione dei fluidi vaginali, del flusso sanguigno e della produzione di glicogeno porta alla scomparsa delle colonne vaginali anteriore e posteriore, alla riduzione della trasudazione con conseguente ostacolo alla normalità dei rapporti sessuali.

Altre cause di dispareunia in menopausa sono da ricondurre a disfunzioni in altri aspetti della risposta sessuale, e/o a problemi psicoemotivi personali o relazionali, comparsi o peggiorati in concomitanza con la persistenza del dolore ai rapporti.

La somministrazione di estrogeni (terapia ormonale sostitutiva per via sistemica = HRT), induce, già dopo una settimana di trattamento, la modificazione in senso maturativo delle cellule atrofiche, senza influenzare le cellule atipiche, permettendo la formazione di un "background" più chiaro e risolvendo pertanto il dubbio diagnostico.
L'elevata efficacia del trattamento estrogenico nella prevenzione e trattamento della sintomatologia dovuta all'atrofia vaginale è stata largamente dimostrata ed i vari studi concordano nel riportare una rapida e significativa riduzione del profilo sintomatologico .
La somministrazione vaginale degli estrogeni è efficace su tutti i sintomi legati all’atrofia uro-genitale e produce miglioramenti soggettivi praticamente immediati nelle donne con bruciore, secchezza vaginale e dispareunia. La via di somministrazione vaginale è elettiva per quelle donne che presentano disturbi urogenitali, ma non vogliono o non possono fare HRT sistemica.
La somministrazione di estrogeni in crema vaginale prevede una applicazione una o due volte al dì, per due o tre settimane.
           
Risolti i sintomi dell'atrofia, sarà sufficiente una applicazione da una a tre volte la settimana.
Efficaci anche i fitoestrogeni nel contrastare l’atrofia vaginale: l’applicazione di un gel vaginale a base di fitoestrogeni è in grado di evitare e di impedire la ricomparsa di questi disturbi legati alla carenza estrogenica.

Tecniche di ringiovanimento vulvo-vaginale vengono praticate oggi e sono molto efficaci nel ridurre gli inestetismi e i disturbi legati alla senescenza dell’area ano-genitale. In particolare, per quanto riguarda la vagina, il trattamento viene eseguito con tecnologia laser CO2 frazionale (monnalisa touch); i risultati vengono riferiti soddisfacenti dalla maggior parte delle pazienti.

Da non dimenticare poi l’utilizzo locale di gel e creme lubrificanti a base di camomilla, malva, calendula, ecc.., che, oltre all’azione lubrificante, hanno un effetto lenitivo ed emolliente e proteggono le mucose e la cute da bruciori e irritazioni.

Fattori favorenti la dispareunia in menopausa possono essere:

Fattori clinici
  -Sintomi vasomotori
  -Atrofia secchezza uro-genitale
  -Incontinenza urinaria
  -Depressione
  -Disturbi del sonno
  -Sindromi associate da dolore cronico

Fattori psico-sociali
  -Atteggiamento anti-aging
  -Avversione verso sessualità
  -Non accettazione cambio ruolo sociale
  -Rifiuto immagine di sé e della propria corporeità

Fattori relazionali 
 -Perdita o cambio partner
  -Disponibilità verso il partner
  - Disponibilità del partner
  - Problemi sessuali del partner

Mappatura del dolore dispareunico:
Introitale: vulvite, vaginismo, vulvodinia, esiti iatrogeni
Medio-vaginale laterale: ipertono elevatore dell’ano
Medio-vaginale anteriore: cistite interstiziale
Medio-vaginale posteriore: patologia ano-rettale
Profonda

Tempistica del dolore dispareunico:
Ante portam: atteggiamento fobico, vaginismo, infezioni
Introitale: mialgia- ipertono elevatore dell’ano
Post coitale: contrattura difensiva antalgica del pavimento pelvico
Persistente: vulvodinia

Anche nella dispareunia di origine organica, gli aspetti relazionali possono contribuire al persistere o all’aggravarsi della percezione del dolore.
Possono entrare in gioco: mancanza di intimita, conflitti coniugali, abusi fisici e verbali del partner, insoddisfazione sessuale, problemi sessuali del partner.

Diagnosi di dispareunia da causa organica
 - Esame batteriologico a fresco
 - Tamponi vaginali (germi comuni, clamidia, miceti, protozoi, HPV, HSV)
 - Colposcopia
 - Vulvoscopia
 - Biopsia
 - Ecografia trans-vaginale
 - Diagnostica clinica (endometriosi, malformazioni, neoplasie, malattie autoimmuni. neuropatie ecc..)
LA NEGATIVITA’ DI TALI ESAMI PONE  LA DIAGNOSI DI DISPAREUNIA IDIOPATICA

CHE COSA E' IL VAGINISMO

Autore: Dott. Raffaele Lopreiato  Sessuologo  Vibo Valentia
Il vaginismo è un disturbo durante il quale e per il quale non è possibile un rapporto sessuale perché ogni tentativo di penetrazione vaginale suscita una contrazione spastica involontaria dell’ostio vaginale.
Il vaginismo viene definito anche come “Persistente o ricorrente difficoltà della donna a consentire la penetrazione vaginale nonostante il  desiderio che ciò avvenga.”

Ricorre nell’ 1% delle donne fertili.

Dal punto di vista funzionale il vaginismo è provocato da una contrazione spastica involontaria dei muscoli del perineo, della vulva e dell’orificio vaginale. Queste contrazioni possono essere dolorose o meno.

Tra le possibili cause organiche del vaginismo possiamo ricordare le erosioni, le lesioni ulcerative, le escoriazioni della regione genitale esterna, gli stati infiammatori della basse vie urinarie, le vulvovaginiti, le neoformazioni locali, ecc.. Una delle cause più frequenti di vaginismo e di dispareunia è la vulvodinia.

Il vaginismo può presentarsi nelle donne vergini, ma anche nelle donne che hanno avuto esperienze sessuali. Vi è anche un vaginismo della menopausa e un vaginismo dell’età senile. Inoltre, il vaginismo può essere selettivo, quando si verifica solamente con un determinato partner.

Anche il vaginismo può avere un valore simbolico, come forma di rifiuto della penetrazione, cioè dell’intromissione di un dato partner, che ben accetto all’apparenza, è in realtà oggetto di un’ostilità profonda e dissimulata. Altre volte il rifiuto non è selettivo, ma totale, come avviene in tante donne che hanno subito violenza, o in donne vergini a vita con fobia del pene e della penetrazione (sindrome del pene-coltello).

Il vaginismo può costituire anche un vero sintomo di conversione isterica e, in questo caso, secondo la psichiatria, esprime non soltanto la tendenza a creare un ostacolo per l’attività sessuale, ma può rappresentare anche un desiderio inconscio deformato: per esempio, il desiderio di impadronirsi del pene e di trattenerlo. Gli spasmi che impediscono la penetrazione del pene potrebbero rappresentare una difesa contro questo desiderio aggressivo.
La dimostrazione che tale desiderio aggressivo inconscio possa esistere è data dai casi per fortuna rari di pene captivus, in cui lo spasmo muscolare insorge intorno al pene dopo la penetrazione, nel pieno dell’attività coitale, configurando una situazione tanto grottesca quanto tragica, perché richiede la risoluzione dello spasmo nel più breve tempo possibile, pena lesioni gravissime sulla verga.

Situazioni di vaginismo sono alla base di molti matrimoni bianchi.

Il vaginismo deve essere distinto dalla ostruzione fisica dell’ostio vaginale, come può aversi per talune malformazioni; ne consegue che la diagnosi di vaginismo presuppone l’osservazione clinica. 

Il vaginismo va distinto altresì dalla semplice fobia della penetrazione. Il fatto è che, nella maggior parte dei casi, la preclusione fobica della penetrazione accompagna il vaginismo. 

In questi casi occorre trattare prima la preclusione fobica del rapporto sessuale con i metodi psicoterapeuti più adatti al caso, e poi applicare la terapia sessuale, che consiste, sostanzialmente, nella prescrizione di semplici esercizi che mirano a rimuovere la reazione vaginale condizionata.

CHE COSA E' LA VULVODINIA

CHE COSA E’ LA VULVODINIA?


La vulvodinia è così definita: «Dolore cronico, localizzato nella regione vulvare, perdurante da tre a sei mesi, senza cause definibili»
La vulvodinia può essere cronica, continua o intermittente, episodica (e spesso esacerbata in fase premestruale).

Può non essere causata da alcun fattore noto (spontanea), o può manifestarsi in risposta a uno stimolo tattile (provocata), inclusi un abbigliamento troppo stretto o la stimolazione fisica dell’area vulvare, in occasione del rapporto sessuale o della visita medica.

Può essere generalizzata, ossia estesa a tutta l’area vulvare, o circoscritta all’area vestibolare («vestibolite vulvare», VVS), al clitoride («clitoralgia»), alla mucosa periuretrale o a una porzione limitata della vulva.

Dal punto di vista clinico, un’accurata «mappa del dolore» consente di identificare con chiarezza la sede e l’intensità del dolore stesso, risultante dall’anamnesi e dalla valutazione dei sintomi che la donna riferisce durante l’esame pelvico.

La vulvodinia, può essere il solo sintomo che la donna lamenta (si parlerà allora di vulvodinia isolata), o manifestarsi in comorbidità.

Patologie mediche spesso coesistenti.
Infezioni vulvovaginali da Candida, distrofie e neoplasie vulvari, dermatiti da contatto, atrofia ipoestrogenica e ipoandrogenica, lichen scleroatrofico, sindrome della vescica dolorosa, endometriosi, sindrome del colon irritabile, fibromialgia, cefalea, ansia, depressione.
Fra gli altri disturbi medici che possono associarsi al dolore vulvare cronico vanno ricordate patologie neurologiche come la sindrome da intrappolamento del nervo pudendo e la sclerosi multipla, le mialgie
(soprattutto del muscolo elevatore dell’ano) e i fattori iatrogeni, come il dolore secondario a interventi chirurgici (episiorrafia, emorroidectomia, colporrafia posteriore) o a radioterapia pelvica e perineale.

Disturbi psichici spesso coesistenti
Habitus ansioso
 - Varie forme di dolore cronico
 - Emicrania
 - Colon irritabile
 - Bruxismo
 - Distonia muscolare pelvica
 - Bassa autostima
 - Perdita fiducia nei sanitari
 - Atteggiamento sessuofobico
 - Conflittualità coniugale
 - Paura gravidanza indesiderata
 - Abuso sessuale
 - Attacchi di panico
 - Comportamenti ossessivi
 - Sindromi depressive

Disturbi sessuali spesso coesistenti
 - dispareunia introitale
- perdita del desiderio
- secchezza vaginale
- anorgasmia coitale
- evitamento sessuale

Le potenziali cause del dolore vulvare sono divise in quattro categorie:
• infettive;
• infiammatorie;
• neoplastiche;
• neurologiche.

Per poter arrivare alla diagnosi di vulvodinia, intesa come «disagio vulvare, spesso descritto come dolore urente in assenza di rilevanti cause visibili o di uno specifico disturbo neurologico identificabile a livello clinico», le varie condizioni che ricadono in queste categorie devono essere via via escluse.
Le condizioni morbose causa di dolore vulvare sono diagnosticabili clinicamente ( esame obiettivo, tamponi, biopsie ecc.). La negatività di tali esami e la sintomatologia durevole da tre mesi o più,  permettono di porre, per esclusione, la diagnosi di vulvodinia. Il ritardo diagnostico medio è di circa 4 anni.

La vulvodinia può essere esacerbata da fattori psicobiologici (ansia, depressione, distress cronico) e psicosessuali (molestie, abusi fisici e sessuali) e da trigger sessuali come la penetrazione.

La causa del dolore vulvare va sempre ricercata con attenzione: può non essere immediatamente visibile a una prima sommaria analisi della vulva, ma può e deve diventarlo quando venga effettuato un esame medico obiettivo appropriato e competente, e/o quando i dati istologici rivelino con chiarezza la presenza di una infiammazione: una condizione tipica della vestibolite vulvare.

La vulvodinia è un disturbo fortemente stressante, con importanti conseguenze a livello fisico, psicosessuale, interpersonale e sociale.
Aspetti biologici: oltre ad essere un serio problema medico in sé, la vulvodinia può innescare un processo algico ad ampio raggio che coinvolge tutta la regione pelvica, presentandosi come un vero e proprio segnale d’allerta generalizzato.

Il processo infiammatorio cronico sotteso al dolore vulvare può infatti estendersi ad altri organi pelvici: la comorbidità più frequente, a questo proposito, è rappresentata dai sintomi vescicali (cistite post-coitale, sindrome della vescica dolorosa).
Altre significative comorbidità riguardano, l’endometriosi, il dolore pelvico cronico, la sindrome del colon irritabile, la fibromialgia, la sindrome da fatica cronica («fatigue»), la coccigodinia, la cefalea e l’ansia/depressione.

Evidenze ancora da confermare pienamente sembrano suggerire che la fisiopatologia di queste comorbidità presupponga un processo infiammatorio cronico che coinvolge organi pelvici differenti.



GLI ESERCIZI DI KEGEL

Autore: Dott. Raffaele Lopreiato   Sessuologo  Vibo Valentia

Nelle donne carenti di reazioni sessuali e con un basso livello di carica libidica, si cerca di cità di incrementare la loro capacità di risposta con vari mezzi: un metodo molto efficace è rappresentato dagli esercizi di Kegel.

Il Dott. Arnold Kegel ha sostenuto che la debolezza e l’atrofia del muscolo pubococcigeo rappresenta una causa importante di carenza di reazione sessuale femminile. Sostanzialmente, le sensazioni propriocettive provenienti dai muscoli perivaginali costituiscono una fonte importante di sensazioni vaginali di piacere erotico.

L’orgasmo femminile consiste di contrazioni dei muscoli cavernosi ischiatici e bulbari, e dei muscoli pubococcigei; pertanto, il rafforzamento del tono di questi muscoli sarebbe utile a produrre orgasmi più potenti e più soddisfacenti. Il Dott. Kegel e i suoi seguaci consigliavano alle donne, per migliorare il tono di questi muscoli, di contrarre i muscoli pubococcigei per dieci volte di seguito una o due volte al giorno. I muscoli vengono contratti come nell’atto di trattenere il flusso dell’urina. In questo modo la donna prende consapevolezza di questo fascio muscolare, che può essere mantenuto in efficienza con degli esercizi giornalieri programmati. 

Gli esercizi di Kegel oggi sono molto consigliati in ambito sessuologico per diverse disfunzioni e patologie femminili: nell’incontinenza urinaria, algie pelviche, nella vulvodinia, nell’atrofia vaginale post-partum, nell’atrofia vaginale senile, nella riabilitazione del pavimento pelvico al posto della elettrostimolazione con elettrodo introdotto in vagina, in tutti quei casi in cui la donna vuole rafforzare l’efficienza del proprio motore erotico.

Inoltre, gli esercizi di Kegel non si fanno più nel modo che abbiamo descritto, contraendo volontariamente i muscoli perivaginali, ma ci si avvale di mezzi specifici, costituiti da una serie di palline rotonde di materiale biocompatibile e molto levigato, di peso crescente, da introdurre profondamente in vagina e tenere per tempi stabiliti: l’introduzione delle palline, di peso via via crescente col progredire dell’esercizio, stimola i muscoli che si contraggono stringendo e avvolgendo le palline. 

Per la stimolazione di punti specifici della parete vaginale vengono impiegati, dello stesso materiale, dei cilindri dotati di batteria interna, e quindi vibranti, di facile impiego e maneggevolezza per la donna. Naturalmente, questi ultimi possono essere usati anche a scopo ludico.

IL PRURITO VULVARE

Autore: Dott. Raffaele Lopreiato   Sessuologo  Vibo Valentia
Si può avere prurito vulvare in tutte le patologie sistemiche che comportano prurito. Ricordiamo: allergie alimentari o da farmaci, immunopatologie, insufficienza renale cronica, epatopatie, endocrinopatie, emopatie, infezioni, alcolismo, neuropsicopatie, uso e abuso di farmaci.

Si può avere prurito vulvare in molte patologie localizzate all’area genitale. Ricordiamo: allergie da contatto, vulviti e vulvovaginiti batteriche, micotiche, virali, infestazioni, lichen, psoriasi, lichen sclerosus, involuzione senile dell’area genitale, neoplasie, ed altro.

Ma voglio mostrarvi l’altra faccia del prurito vulvare, un prurito insidioso dove nessuna causa organica è dimostrabile.

• Galeno definisce il prurito:  “ Dolorifica voluptas

Nel Nuovo Dizionario della Lingua Italiana  (Tommaseo e Bellini, 1871) si parla del prurito come     “ cosa mista di diletto e consumamento “ e poi:  “ … con quel prurito ci inducono, grattandoci noi, molestia e piacere insiemamente.

o     Prurito significa voglia, desiderio, capriccio, libidine.  ( Tommaseo e Bellini ).
o     «Ti cacciu u mangiasuni» (dialetto calabrese)  =  Soddisferò le tue voglie.
o     Un’aggressività repressa è presente nel modo di dire: Mi prudono le mani.
o     L’imbarazzo, cioè la situazione conflittuale, è rappresentato dal grattarsi la testa.
o     Con «certi pruriti» si intendono taluni capricci sessuali.
o     «C’è qualcosa che mi rode…»  =   «Mi mangia…»

Il prurito vulvare è descritto dalla donna come una sensazione che sta fra il piacevole e il doloroso (dolorifica voluptas) e che spinge a grattarsi. L’esperienza dimostra che il prurito piacevole è solo quantitativamente diverso dal doloroso, cioè uno stimolo lieve fornisce piacere, uno stimolo forte provoca dolore.

Consideriamo il prurito vulvare considerando tre fascie di età della donna:

    L’età dell’adolescenza e della prima   giovinezza
    L’età della piena maturità sessuale
    L’età della menopausa e della post-menopausa

Nelle giovani donne il prurito risulta spesso associato ad onanismo e può complicarsi poi con una dermatosi. Quando le ragazze accettano, per motivi morali o religiosi (adesso non più!), l’astinenza sessuale, spesso ciò comprende non solo il rapporto sessuale ma anche il soddisfacimento masturbatorio. Il piacere che il grattarsi procura ha per molte di queste ragazze un significato sostitutivo della masturbazione. Se la ragazza ha dovuto reprimere la masturbazione può darsi che ricorra ad un mezzo di compensazione, quello di grattarsi, essendo lecito farlo se c’è prurito.

Lo stesso meccanismo è ipotizzato per spiegare il prurito vulvare del viaggio di nozze: qui al fattore emozionale si aggiunge evidentemente quello fisico, dal momento che repentinamente e intensamente, come mai prima, la giovane è chiamata a consumare rapporti sessuali multipli e ravvicinati.
E’ lecito pensare che una donna, giovane e fragile, possa mettere in atto dei meccanismi di difesa (leucorrea, cistite, prurito, ecc..) per proteggersi da attacchi ritenuti eccessivi o maldestri, a volte persino brutali.

Anche nella piena maturità sessuale il prurito vulvare si associa a cistalgie algie pelviche, pollachiuria, ed altri sintomi riconducibili a stati di irritazione cronica genitale. Anche nella parametrite cronica, altrimenti detta sindrome da congestione pelvica,  questi casi concomitano fattori organici e fattori emozionali, con predominanza ora degli uni e ora degli altri; spesso è palese un’alterazione del rapporto di coppia, matrimoniale o no, per cui la donna cerca di sottrarsi, adducendo motivi organici, alle richieste sessuali di un partner non desiderato, o non più desiderato. 

Lo stato congestizio ingravescente degli organi genitali interni può essere causato da un’eccitazione sessuale cronicamente incompleta o insoddisfatta. Difatti esiste nel maggior numero dei casi di donne con parametrite cronica una  storia con un’alta frequenza di contatti sessuali con coitus interruptus.
Quando la donna è soggetta a stimoli sessuali inadeguati, si induce una accentuata stimolazione ipotalamo-ovarica con iperemia persistente dell’apparato genitale e consolidamento del quadro congestizio.  

Una congestione cronica del circolo venoso perineale può influenzare il trofismo vulvare  e procurare prurito incoercibile. Il prurito vulvare costituisce talvolta una sofferenza insopportabile che turba profondamente l’equilibrio nervoso della donna.
Spesso nelle giovani donne che hanno prurito vulvare sono presenti segni di psiconevrosi, di tensioni emotive croniche, preoccupazioni, shocks psichici, ecc…

Nelle donne mature il meccanismo psicodinamico può essere diverso. A volte il prurito vulvare può dipendere da preoccupazioni, idee ossessive, autopunizione per tendenze aggressive, frustrazioni vitali, e spesso risulta associato a frigidità.

Analogamente all’insoddisfazione sessuale, anche l’ipereccitabilità sessuale propria di alcune donne può provocare prurito. Queste non si accontentano di un’attività sessuale che generalmente potrebbe ritenersi nella norma, e sono sempre alla ricerca di nuove occasioni e/o di nuovi partner per poter godere del sesso. Quando non le trovano può scatenarsi un prurito irrefrenabile e il grattamento successivo può avere significato sostitutivo della masturbazione.

Lo stesso meccanismo può invocarsi per le donne fedifraghe, per le quali il tradimento può generare importanti sensi di colpa che somatizzano come prurito vulvare.   

 Andando avanti con l’età, bisogna accennare al prurito delle vedove, anche se le vedove possono essere donne giovani.

La causa del prurito in menopausa può essere addebitata a un desiderio sessuale represso o al fatto che la donna si vergogna per la perdita della capacità riproduttiva. Alla stessa spiegazione si può far riferimento per l’irritazione vescicale e la pollachiuria che frequentemente accompagnano il prurito vulvare. La pollachiuria, scambiata spesso dalla donna con una relativa incontinenza urinaria o con una cistite, si manifesta sia nella pubertà che nella menopausa. Prurito e pollachiuria, in donne asteniche e distoniche, sono considerati sintomi di eccitazione emotiva e sessuale. Specie quando il prurito vulvare in menopausa si accompagna a vampate, cardiopalmo e sudorazione, assomiglia ai sintomi di una eccitazione sessuale.

Il prurito vulvare può avere un andamento altalenante, e poiché raramente è in rapporto con uno stato psicopatico permanente, con il passare del tempo può andare incontro a miglioramenti anche nelle forme più ostinate.

Comunque, il desiderio di grattarsi anche quando sembra doloroso dà sollievo e piacere. Un antico filosofo alla domanda su quale fosse per lui il colmo della felicità umana rispose: «Grattarsi la parte che fa prurito» e, se questa parte è la vulva, la felicità sarà maggiore. Infatti, se ricordiamo che la pelle è nella sua interezza una zona erogena, comprendiamo meglio il significato erotico che lo strofinare la cute dei genitali può assumere per la donna.
   
E’ difficile che la donna ci parli del prurito, e, se lo fa, tende a collegarlo ostinatamente a un problema organico.
Il prurito vulvare, in qualsiasi età della vita ed anche in assenza di lesioni cutanee o di altre malattie, sottende sempre una problematica che bisogna cercare di capire.

E’ compito del ginecologo, o del sessuologo, o del medico di famiglia, disporsi a un ascolto empatico della paziente donna,  per cogliere il significato di un sintomo che non appare di primo acchito, ma bisogna ricercare. La lavandina può essere utile, ma non basta.

mercoledì 8 febbraio 2017

LE CAUSE DEL DOLORE VULVARE

Autore: Dott. Raffaele Lopreiato  Sessuologo  Vibo Valentia

Le cause del dolore vulvare possono essere:


•    Infettive
•    Infiammatorie
•    Ormonali
•    Neurologiche
•    Muscolari
•    Vascolari
•    Psicogene
•    Traumatiche
•    Iatrogene

             -farmacologiche
             -radioterapiche
             -chirurgiche
             -ostetriche


Cause infettive:


Vulviti                        Sintomi

    Batteriche                prurito
    Fungine                    bruciore
    Protozoarie                leucoxantorrea


Dolore vulvare flogistico non microbico

    Lichen simplex
    Lichen planus
    Lichen sclerosus

Dolore vulvare neurologico

    Sofferenza del n. pudendo
    Compressione
    Trauma ostetrico
    Trauma chirurgico
    Trauma sportivo
    rauma accidentale
    Nevralgia post herpetica
    Malattie neurologiche
    Sclerosi multipla


Dolore vulvare muscolare

    Distonia muscolatura del pavimento pelvico
    Ipertono muscolare
    Primitivo (vaginismo)
    Secondario (flogistico)
    Antalgico

Quale che sia la causa, conosciuta o no, il medico, specialista o no, deve prendere in seria considerazione il dolore vulvare e trovare le soluzioni più adeguate ai singoli casi.  Nella maggior parte dei casi potrà essere necessario l’intervento congiunto di diverse figure professionali mediche esperte in ambiti diversi poiché il problema è di tipo interdisciplinare.

Ma trattasi di problemi che vanno assolutamente diagnosticati e curati:
    per ridurre la sofferenza nella donna, nella coppia e nella famiglia;
    per scongiurare il progressivo peggioramento del disturbo stesso, con cronicità e comorbidità;
    per ridurre i costi personali, familiari e sociali, quantizzabili e non;
    per restituire una serena vita intima alla donna e alla coppia.

LE MALATTIE A TRASMISSIONE SESSUALE

Autore; Dott. Raffaele Lopreiato   Sessuologo  e Dermovenereologo  -  Vibo Valentia

Le infezioni a trasmissione sessuale (ISF) o Malattie sessualmente trasmesse (MST) sono causate da batteri, funghi, parassiti o virus che si trasmettono da una persona ad un’altra attraverso  rapporti sessuali non protetti, siano essi eterosessuali o omosessuali.

Quindi fare sesso non protetto con una persona che abbia una infezione trasmissibile per via sessuale (...e magari neanche lo sa!) ) è causa di trasmissione.

Alcune MTS

    AIDS/HIV  Sindrome da Immunodeficienza Acquisita 
    Sifilide 
    Gonorrea
    Uretriti e cerviciti da Chlamydia 
    Herpes genitale 
    Epatiti Virali
    Ulcera molle Papillomavirus (HPV)  
    Mollusco contagioso 
    Linfogranuloma venereo
    Scabbia 
    Pediculosi


I rapporti sessuali a rischio:

    Il sesso non protetto (senza preservativo) per via vaginale o anale con una persona infetta è accompagnato da un alto rischio di contagio da MST.
    Il sesso orale non protetto ha un rischio minore, ma i contagi per questo tipo di pratica sessuale sono in aumento. 
    L'assunzione di farmaci, droghe,  alcol può aumentare il rischio di contagio di una MST, soprattutto perché sotto l'effetto di queste sostanze le persone risultano meno attente a praticare sesso sicuro.

L’uso regolare del preservativo protegge, in linea di massima, per la maggior parte delle MST, per cui se ne raccomanda caldamente l’uso quando il buon senso dovrebbe consigliarlo.

Il contatto intimo può avvenire anche tra aree che il condom non riesce a coprire, per questo la sua efficacia può essere inferiore, ma il suo utilizzo è sempre strettamente raccomandabile.

LE TERAPIE SESSUALI

Autore:  Dott. Raffaele Lopreiato   Sessuologo  Vibo Valentia
Nel secondo dopoguerra si sono sviluppate in America e rapidamente diffuse in tutto il mondo le cosiddette Nuove Terapie Sessuali che si caratterizzano non sulla ristrutturazione profonda della personalità ma direttamente nella risoluzione del sintomo sessuale.

Per questa ragione, le terapie sessuali, dette anche terapie sessuali brevi o terapie mansionarie, non sono indicate per tutti i disturbi sessuali. I problemi sessuali di alcune persone hanno radici troppo profonde, e alcune relazioni interpersonali sono troppo improntate ad ostilità perché le loro difficoltà possano essere risolte con interventi di breve durata. Pertanto il terapeuta, sia egli un medico sessuologo o uno psicosessuologo, deve essere consapevole non solo dell’efficacia di questo metodo, ma anche dei suoi limiti.

Ed uno dei principali limiti della terapia sessuale consiste nel fatto che, nella maggior parte dei casi, il trattamento comporta la partecipazione di due individui tra di loro cooperanti; difatti, gli esercizi prescritti, che costituiscono l’elemento fondamentale della terapia sessuale, rappresentano delle interazioni organizzate tra i partner sessuali. Non è possibile praticarli da soli. Ecco perché le terapie sessuali sono quasi sempre terapie della coppia.

La prescrizione di specifiche esperienze erotiche rappresenta il carattere distintivo delle nuove terapie sessuali.


Il terapeuta cerca di comprendere  le condizioni comportamentali che hanno dato forma e continuità a un’impotenza nel maschio o ad una difficoltà nella donna di raggiungere l’orgasmo, e si sforza di migliorare la funzione sessuale cambiando, attraverso la prescrizione degli esercizi, le realtà contingenti che hanno favorito il disadattamento sessuale inducendo i partner ad adottare modelli antierotici di comportamento.

Le mansioni sessuali hanno degli obiettivi specifici, quali, ad esempio, la desensibilizzazione dall’ansia ed il rafforzamento del comportamento erotico, che solo si possono ottenere con un condizionamento alla rovescia teso ad eliminare gli schemi di comportamento lesivi della sessualità.

Come è facile immaginare, le mansioni sessuali non vengono eseguite dalla coppia nello studio del medico, ma vengono praticate nell’intimità della camera da letto.  Vengono poi discusse insieme al terapeuta in successive sedute al fine di esplicitare la risonanza interiore che hanno avuto, le paure che hanno sollevato e le nuove scoperte che hanno permesso.

I compiti assegnati alle coppie che soffrono di disturbi sessuali non sono esercizi disumani di tipo meccanico. Al contrario, le interazioni erotiche atte a produrre senso di piacere, suscitano frequentemente acute risposte emotive in uno o in ambedue i partner. Queste risposte assumono un profondo significato per la terapia perché rivelano elementi dinamici importanti suscettibili di indagine durante la seduta terapeutica.

Caratteristica peculiare della terapia sessuale è dunque l’uso convergente di esperienze erotiche organizzate in un iter sistematico insieme all’esplorazione psicoterapeutica dei conflitti intrapsichici inconsci di ciascuno dei partner e alla sottile dinamica delle loro interazioni. La chiave del successo delle terapie sessuali probabilmente è qui, in questa amalgama di aspetti sperimentali e dinamici.

Il cambiamento avviene perché, attuando azioni nuove e diverse, si scopre che si può essere differenti. Un’esperienza di successo tenderà ad accrescere l’autostima e la sicurezza e, di ritorno, si propizieranno nuove esperienze di successo.

Non esiste un modello unico e rigido per la prescrizione delle mansioni sessuali: il medico che ha familiarità con il metodo, si regolerà di volta in volta e di seduta in seduta, adattando le prescrizioni con estrema flessibilità alle indicazioni avute dal coeunselling.

COME SI CURA LA FRIGIDITA?

Autore: Dott. Raffaele Lopreiato  Sessuologo  Vibo Valentia

Diverse possono essere le basi su cui poggia la frigidità femminile, vera o presunta che sia; difronte a un caso clinico è necessario investigare approfonditamente, anche sul passato sessuale della paziente secondo i criteri  di una corretta anamnesi sessuologica.

Diverse sono, come è ovvio, anche le strategie per la risoluzione delle varie problematiche. La terapia medica può essere utile sono nelle forme organiche su base neuro-ormonale; il Viagra rosa non ha funzionato. Gli ormoni sono stati oggetto di giudizi contrastanti circa l’opportunità del loro utilizzo nella deficienza sessuale femminile.

A tale proposito, gli estrogeni non hanno un’influenza particolare sull’erotismo; invece, gli androgeni, usati a dosi adeguate nella donna, possono rilanciare o stimolare una risposta sessuale sufficiente. Si utilizzano generalmente dosi di un certo rilievo, per esempio 100 mg di testosterone i.m. subito dopo la fine del flusso mestruale, più un’altra dose uguale iniettata qualche giorno dopo; oppure, per via orale, 25 mg di testosterone 3 volte alla settimana per 3 o 4 settimane di seguito. 

Nelle donne carenti di reazioni sessuali e con un basso livello di carica libidica, si cerca di incrementare la loro capacità di risposta con mezzi diversi da quelli tattili; piccole dosi di testosterone, fantasie sessuali e letteratura erotica possono aiutare a raggiungere lo scopo.

Il Dott. Arnold Kegel ha sostenuto che la debolezza e l’atrofia del muscolo pubococcigeo rappresenta una causa importante di carenza di reazione sessuale femminile. Sostanzialmente, le sensazioni propriocettive provenienti dai muscoli perivaginali costituiscono una fonte importante di sensazioni vaginali di piacere erotico.

L’orgasmo femminile consiste di contrazioni dei muscoli cavernosi ischiatici e bulbari, e dei muscoli pubococcigei; pertanto, il rafforzamento del tono di questi muscoli sarebbe utile a produrre orgasmi più potenti e più soddisfacenti. Il Dott. Kegel e i suoi seguaci consigliavano alle donne, per migliorare il tono di questi muscoli, di contrarre i muscoli pubococcigei per dieci volte di seguito una o due volte al giorno. I muscoli vengono contratti come nell’atto di trattenere il flusso dell’urina. In questo modo la donna prende consapevolezza di questo fascio muscolare, che può essere mantenuto in efficienza con degli esercizi giornalieri programmati. 

Gli esercizi di Kegel oggi sono molto consigliati in ambito sessuologico per diverse disfunzioni e patologie femminili: nell’incontinenza urinaria, algie pelviche, vulvodinia, nell’atrofia vaginale post-partum, nell’atrofia vaginale senile, nella riabilitazione del pavimento pelvico al posto della elettrostimolazione con elettrodo introdotto in vagina, in tutti quei casi in cui la donna vuole rafforzare l’efficienza del proprio motore erotico.
Inoltre, gli esercizi di Kegel non si fanno più nel modo che abbiamo descritto, contraendo volontariamente i muscoli perivaginali, ma ci si avvale di mezzi specifici, costituiti da una serie di palline rotonde di materiale biocompatibile e molto levigato, di peso crescente, da introdurre profondamente in vagina e tenere per tempi stabiliti: l’introduzione delle palline, di peso via via crescente col progredire dell’esercizio, stimola i muscoli che si contraggono stringendo e avvolgendo le palline. 

Per la stimolazione di punti specifici della parete vaginale vengono impiegati, dello stesso materiale, dei cilindri dotati di batteria interna, e quindi vibranti, di facile impiego e maneggevolezza per la donna. Naturalmente, questi ultimi possono essere usati anche a scopo ludico.

Quando ci riferiamo a una donna totalmente priva di risposte sessuali, il concetto di anorgasmia è chiaro; il concetto, invece, di disfunzione orgasmica non risulta definito, tante sono le variabili di distribuzione dell’orgasmo nella sessualità femminile:
Se proviamo a tracciare una curva, ad una estremità vi sono le donne che non hanno mai raggiunto l’orgasmo; vengono poi le donne che richiedono una forte stimolazione clitoridea quando sono da sole e non sono disturbate dalla presenza di un partner;  nel mezzo della curva troviamo le donne che hanno bisogno di una stimolazione diretta del clitoride, ma sono capaci di avere l’orgasmo con i loro partner; vicino a queste, troviamo quelle donne che possono raggiungere l’orgasmo durante il coito ma solo dopo una lunga e vigorosa stimolazione; stiamo passando dall’altra parte della curva, dove troviamo le donne a cui basta soltanto una breve penetrazione per raggiungere l’orgasmo, ed infine, al punto estremo, figurano quelle donne che possono ottenere un orgasmo già solo con l’immaginazione, o con la sola stimolazione del seno.

E allora? Dove sta la disfunzione? Probabilmente non esiste: al di là di una maggiore o minore soglia del piacere, può essere in causa una carenza tecnica. Da un punto di vista pratico, con le opportune strategie per i singoli casi, la terapia sessuale funziona.

Le Terapie Sessuali dette anche Terapie Sessuali Brevi o Terapie Mansionarie, si caratterizzano non sulla ristrutturazione profonda della personalità ma direttamente nella risoluzione del sintomo sessuale.

Le Terapie Mansionali Integrate sono attualmente la strategia terapeutica migliore per le disfunzioni sessuali, laddove queste non si radichino in problemi intrapsichici e relazionali più gravi di cui rappresentano soltanto l’espressione più evidente.

Le mansioni sessuali che vengono proposte dal terapeuta, e sperimentate dalla coppia nell’intervallo tra le sedute, sono ampiamente discusse durante la successiva seduta al fine di esplicitare la risonanza interiore che hanno avuto, le paure che hanno sollevato e le nuove scoperte che hanno permesso.
Il cambiamento avviene dunque perché, attuando azioni nuove e diverse, si scopre che si può essere differenti. Un’esperienza di successo tenderà ad accrescere l’autostima e la sicurezza e, di ritorno, si propizieranno nuove esperienze di successo.

La strategia fondamentale nella terapia è quella di cercare di dare alla situazione sessuale struttura tale da rendere la donna capace di reagire a una stimolazione sessuale adeguata nel momento in cui essa si trova in uno stato di rilassamento che sia privo di ansia e carico di affettività.

La terapia sessuale applicata ai problemi sessuali femminili non comporta soltanto degli esercizi meccanici. Comporta altresì decisivi mutamenti di atteggiamento da parte della donna, che impara ad accettare i propri bisogni sessuali e le proprie sensazioni erotiche come qualcosa di buono per sé e non soltanto come un mezzo per far piacere al marito. E tutto questo giova infinitamente alla coppia.

PERCHE' TANTE DONNE SONO FRIGIDE?

Autore: Dott. Raffaele Lopreiato  Sessuologo Vibo Valentia

La più importante tra le insufficienze sessuali femminili è quella comunemente detta frigidità; termine poco scientifico e molto discusso, anche dallo stesso Masters, che propose il termine di anorgasmia: ciò non ha fatto altro che complicare la cosa, almeno sul piano diagnostico, giacché l’essenza del disturbo  può situarsi ad un livello diverso di quello dell’orgasmo.

La distinzione non è soltanto semantica, perché, volendo fare delle statistiche, se ci limitiamo alle donne che sono impossibilitate ad avere l’orgasmo, abbiamo una media stimata intorno al 10% delle donne, se, invece, parliamo di frigidità ed intendiamo con questo una diminuzione nella donna dell’eroticità soggettiva, allora la media raggiunge anche il 50%. Noi optiamo per questa seconda ipotesi.

L’eziologia di questa deficienza è stata studiata sotto vari aspetti. Un primo aspetto è quello che si riferisce alla possibilità di una predisposizione costituzionale, verosimilmente su base neuro-ormonale. Secondo questa ipotesi, in verità un po’ decaduta, anche la costituzione somatica potrebbe avere una certa influenza sulla risposta erotica.
Per esempio, una distanza che oltrepassa i 2 cm tra il clitoride e il meato urinario avrebbe un’influenza negativa sull’orgasmo; così anche la disposizione dei peli pubici, le dimensioni delle mammelle, ed altro, potrebbero influenzare la risposta erotica ora in senso negativo, ora positivo. E sempre nell’ambito di questa supposta attitudine costituzionalistica potrebbero avere importanza anche differenza etniche o razziali, nel senso che le donne di un certo punto della terra, sarebbero più calde, cioè reagirebbero più costantemente e più intensamente alle stimolazioni sessuali rispetto ad altre più lontane.

Un secondo aspetto che dobbiamo considerare nell’eziologia della frigidità, è che questa possa essere legata a un fatto patologico. La patologia organica più frequentemente chiamata in causa è il diabete, ma non dimentichiamo gravi patologie tiroidee, ipogonadismi, il morbo di Addison o di Cushing; affezioni neurologiche, come la sclerosi a placche, traumi cranici; anche l’epilessia può produrre, alla lunga, anafrodisia nella donna, come nell’uomo.
Stati di carenze alimentari, come quelli sofferti nei periodi bellici, affaticamenti dovuti a surmenage, debilitazione dopo malattie acute infettive, astenie in corso di patologie varie, possono determinare o aggravare condizioni di anafrodisia.

Non si possono escludere cause iatrogene: l’uso e l’abuso di neurolettici, tranquillanti, sonniferi, l’uso prolungato di farmaci ipotensivi, addirittura anche la pillola anticoncezionale può in alcuni casi indurre una diminuzione della libido; e naturalmente, tutti gli stati di tossicomania, con in testa la cocainomania, l’alcool, il tabacco, e le dipendenze di qualsiasi tipo, se all’inizio sembrano giovare alla causa del sesso, presto invece indurranno anafrodisia e disinteresse per ogni forma di attività sessuale.

L’emotività gioca un ruolo molto importante nella risposta sessuale; qui dobbiamo considerare l’eventuale presenza di paure di qualsiasi tipo, giustificate o no, ansietà, di una cattiva disposizione psicoaffettiva nei confronti del partner, o di un dato partner, la mancanza di situazioni favorevoli allo svolgimento della reazione sessuale. A volte, non solo un investimento emozionale debole può bloccare o perturbare la disponibilità erotica, ma, paradossalmente, anche un investimento eccessivo, come quando, ad esempio, si sente un bisogno troppo forte di riuscire, di essere normali a tutti i costi, e quindi subentra un autocontrollo che non giova mai alla causa sessuale.

Un contesto emotivo sfavorevole per la sessualità può comprendere anche un’educazione troppo repressiva, un’intolleranza per l’ambiente o da parte dell’ambiente, la presenza o meno di fattori competitivi o di gelosie, un temperamento reticente ad accettare il piacere: percepirlo sempre come troppo intenso, esagerato, smodato, e quindi associarlo a idee e fantasmi che sono vissuti come molto provocanti e da respingere, ecc..

Possiamo essere in presenza di situazioni conflittuali, superficiali o profonde:
quelle superficiali si superano con facilità  e sono associate di solito a sentimenti di aggressività o di ostilità nei confronti del partner, oppure, più facilmente nascondono una certa insicurezza interiore.

Quando siamo difronte a situazioni conflittuali profonde, possiamo riscontrare invece una violenta e ingiustificata aggressività, intensi bisogni egoistici e narcisistici, un disgusto difronte al piacere, paure irragionevoli, senso di distruzione. E’ certo che nelle donne nevrotiche isteriche o fobiche si osservano maggiormente dei disturbi sessuali con la presenza a volte di un vero e proprio rifiuto della femminilità.

A parte le possibili cause, spesso ci si trova difronte a risposte erotiche inadeguate., o forse sarebbe meglio dire, a un’incapacità ad esprimere risposte erotiche adeguate. Si tratta più comunemente di persone che mancano di inventività, di rinnovamento della vita sessuale, e che vanno incontro inevitabilmente col tempo a un inaridimento progressivo degli stimoli, sia quelli più propriamente sensoriali sia quelli immaginativi.

E’ facile nella società di oggi, a causa dell’invasione massiva e commerciale della stimolazione erotica, riscontrare in molte persone un impoverimento della capacità immaginativa, causa poi di risposte insufficienti.

La deficienza della capacità erotica e di risposte erotiche adeguate potrebbero comprendere anche le difficoltà ad adattarsi a un partner, o la mancanza di duttilità e di capacità di cambiamento, soprattutto per quanto riguarda la qualità della risposta erotica, oppure la necessità di disporre di un massimo di condizioni favorevoli perché la risposta sia adeguata.

Altre condizioni di insufficienza sessuale femminile potrebbero associarsi a perturbazioni del cosiddetto schema corporeo funzionale. Prendiamo, ad esempio, la frigidità post-partum: la donna che è passata per delle modificazioni importanti del suo schema corporeo durante la gravidanza ed il parto, non è più capace di ritrovare il proprio circuito abituale di reazione. E’ facile riscontrare perturbazioni erotiche di questo tipo anche per un semplice aumento o diminuzione del peso corporeo, o per modificazioni dovute all’invecchiamento, o semplicemente per un cambio di abitudini, attività lavorativa, residenza. 

Paradossalmente, molte volte è lo stesso soddisfacimento sessuale ad indurre poi delle risposte erotiche inadeguate, come quando siamo in presenza di orgasmi che producono ansia o altre situazioni spiacevoli, e quindi non sono seguiti da uno stato di distensione, di benessere. Così succede delle volte quando per raggiungere il soddisfacimento sessuale c’è bisogno di stimoli eccessivi, o violenti, con tecniche sofisticate e in situazioni paradossali o proibitive. 

Un adeguato soddisfacimento sessuale può essere compromesso anche dal timore di una maternità, oppure quando lo si voglia disgiungere coartatamente dai sentimenti e dall’affetto.

SESSO ED ALCOOL

Autore: Raffaele Lopreiato  Sessuologo  Vibo Valentia

In ogni tempo e in ogni luogo le ebbrezze alcoliche sono state considerate come avvolte da un carattere magico, forse perché l’intossicazione etilica favorisce un movimento regressivo verso una istintualità nello stesso tempo ricercata e temuta, vissuta non soltanto come benefica, ma anche come pericolosa. Essa mette l’uomo davanti alle sue contraddizioni (in vino veritas).

Questo antagonismo spiega perché le società hanno sempre avuto atteggiamenti contraddittori nei confronti dell’alcool, passando dalla ritualizzazione e sacralizzazione alla sua interdizione. Questa dialettica si ritrova nei grandi temi mitici greci e romani ed anche cristiani, che danno tutti un posto importante all’alcool, simbolo della potenza virile e dell’integrità corporea.
Saper bere è nello stesso tempo segno di potenza sessuale e garanzia di padronanza del desiderio; storicamente considerato come privilegio dell’uomo (“Se non bevi, non sei un uomo”).

L’alcolizzazione occasionale può intensificare l’attività fantasmatica e favorire lo sviluppo dell’immaginazione erotica, stimolando così il desiderio sessuale, e, quindi i comportamenti sessuali.  In altri casi, l’alcolizzazione transitoria, pur aumentando il desiderio sessuale, comporterà una lieve debolezza erettiva, un’eiaculazione troppo rapida o anche una difficoltà orgasmica.

Certe persone, al contrario, si sentiranno calmate, rassicurate e meno angosciate dopo aver ingerito uno o più drink ; esse potranno allora esercitare un migliore controllo sopra il timing dell’eiaculazione e vedranno migliorare la loro capacità orgasmica.
Una donna parzialmente frigida (frigidità secondaria) si potrà rilassare maggiormente, perderà le sue apprensioni e giungerà a un godimento soddisfacente dopo essersi modestamente alcolizzata.

Completamente diverso è il discorso nell’alcolismo cronico.
L’alcolismo epato-digestivo è l’alcolismo dei bevitori socievoli, caratterizzato da abusi quotidiani continui, spesso senza ubriachezza, ma con impregnazione alcolo-tossica progressiva e complicazioni somatiche, in genere epatotossiche; i fattori socioculturali, professionali, nutritivi e tossici vi giocano un ruolo primario.

Esiste però una forma grave maniacale dell’alcolismo digestivo, che comporta un’importante sindrome da carenza, una cirrosi epatica, altre turbe metaboliche e polineuropatiche, ecc.. ed evolve verso stati di deterioramento e degradazione.
In questi gravi casi di alcolismo digestivo, tutti con cirrosi alcolica del fegato, è frequente la diminuzione della libido e della potenza sessuale, molti presentano segni di desessualizzazione o femminilizzazione somatica relativa (con diminuzione dei peli ascellari, atrofia testicolare, ginecomastia, ecc..), ed un calo significativo dell’eliminazione urinaria dei 17-chetosteroidi.

Questi pazienti presentano i sintomi dell’impregnazione alcolotossica, caratterizzati da deterioramento istintivo-affettivo, diminuzione energetica, disimpegno progressivo nelle relazioni di coppia, calo del desiderio sessuale, rarefazione dei rapporti intimi, diminuzione della potenza sessuale e della capacità orgasmica.

E’ importante il fatto che questi pazienti, se accettano di farsi curare e sono collaborativi, possono recuperare su tutti i fronti e riacquistare le performances precedenti allo stato di intossicazione. Si tratta di soggetti senza turbe psicopatologiche prealcoliche; quindi le turbe sessuali incidono soltanto per un abbassamento funzionale quantitativo.
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Infine, l’alcolismo psichiatrico grave comporta quasi sempre un ribassamento delle funzioni sessuali (diminuzione dei bisogni e della potenza sessuale, incapacità orgasmica) ed una dissoluzione sessuale qualitativa che si traduce con il passaggio del malato ad attività sessuali indifferenziate, polimorfe, frammentarie, autoerotiche, di tipo preedipico.
Le relazioni amorose sono povere e sempre più a senso unico, cioè l’alcolizzato utilizza il partner come un oggetto funzionale. In questo tipo di relazioni, la componente sessuale andrà diminuendo sempre più di modo che la componente sadica cresca in proporzione inversa.
Quando questo processo di dissoluzione sarà ancora più avanzato, tutti gli investimenti libidici e relazionali faranno posto alla bottiglia, di modo che l’atto del bere sarà un vero sostituto sessuale equivalente all’orgasmo, ma che non può portare ad un’autentica gioia.

Anche per la forma psichiatrica dell’alcolismo cronico è possibile un recupero: la scomparsa della depressione di base, in seguito ad adeguata terapia, rinforzata da un farmaco androgeno in certi casi, permette al malato di recuperare la perdita funzionale nell’ambito sessuale.

SESSO E DROGA

SESSO E DROGA
Autore: Dott. Raffaele Lopreiato  Sessuologo Vibo Valentia

La ricerca artificiale del piacere è vecchia quanto il mondo. L’uomo scoprì casualmente che alcune piante, che avevano la capacità di alleviare il dolore, anche al di fuori di ogni indicazione terapeutica potevano procurargli piacere.

L’uomo, inoltre, ha sempre ricercato il piacere sessuale, condizionato in questo da potenti istinti vitali, e quindi da sempre è andato alla ricerca di sostanze capaci di indurre o di prolungare il piacere sessuale, di riaccendere il desiderio sessuale, di assicurare prestazioni sessuali assolutamente gratificanti.

Inoltre, avere una vita sessuale intensa può significare per l’uomo eterna giovinezza, cioè l’uomo può avere l’illusione che gli anni per lui non passano, che la vecchiaia e le morte sono molto lontane da lui, o che lui possiede la stessa performance sessuale di soggetti più giovani di lui.

Ecco dunque che l’uomo ha cercato sin dai tempi più antichi attraverso filtri e pozioni magiche di prolungare e di intensificare la sua attività sessuale. La maggior parte di queste sostanze, però, che in onore alla Dea Afrodite, furono chiamate afrodisiache, hanno dato soltanto illusioni e continuano a darle anche ai nostri giorni.

Volendo studiare l’influenza della droga sul comportamento sessuale, occorre innanzitutto intendersi sul significato della parola droga. Di essa esistono varie definizioni a seconda che essa sia vista dal punto di vista medico, farmacologico, tossicologico e legale. Qui ci occuperemo delle droghe illegali, cioè di quelle sostanze sulle quali esiste una precisa normativa di legge per quanto riguarda la loro produzione e il loro consumo, ma vogliamo ricordare che esistono tante droghe legali, utilizzate con la stessa motivazione delle altre, che sono socialmente accettate e sono largamente consumate; la più importante di queste droghe è l’alcool.

Esiste un grande dislivello tra il comportamento sessuale reale dei drogati e l’idea che se ne fa il grande pubblico.Invece, non è semplice stabilire dei correlati tra le due cose, l’assunzione della droga e il comportamento sessuale, anche perché ci sono importanti variazioni a seconda della droga utilizzata. Conviene quindi considerare separatamente i possibili effetti delle varie droghe sui comportamenti sessuali.

Cominciamo con i derivati della canapa indiana (cannabis), in specie la marijuana, che è molto diffusa nel nostro paese, soprattutto tra i giovani, che la considerano priva di effetti dannosi per la salute importanti. Si sa, invece, che anche la cannabis ed altre droghe definite leggere alla lunga si rendono responsabili di danni organici obiettivabili e soprattutto di importanti disturbi della personalità.

Per quanto riguarda l’influenza di questo tipo di droghe sul comportamento sessuale, i vari autori che hanno studiato il problema ammettono l’effetto disinibitorio della marijuana e dell’haschich, un po’ come avviene anche con l’alcool. A differenza dell’alcool, però, non sono anestetizzanti: la disinibizione e il leggero effetto sedativo indotti dalla droga facilita una più grande libertà nei rapporti sessuali individuali o di gruppo, ma i tabù rimangono e risorgono quando l’effetto della droga è terminato.

L’effetto afrodisiaco della marijuana sarebbe un effetto indiretto, dovuto all’azione disinibitoria e alla modificazione sensoriale che può provocare: per esempio, sensazioni di piacere prolungato a causa della distorsione soggettiva del tempo. La marijuana e l’haschich danno al rapporto sessuale una nuova dimensione, una grande intensità e una più lunga durata; intensificano il piacere e aumentano le capacità sensoriali, amplificano tutte le percezioni, anche se una parte di questi effetti è solo di natura psicologica. Inoltre, la marijuana favorisce una più grande capacità di erezione e di orgasmo, e ciò soprattutto all’inizio dell’utilizzazione della droga.

E già, perché, quando il consumo della droga diventa abituale, molte volte al giorno e per un lungo periodo, il desiderio e il comportamento sessuale tendono a diminuire e a passare in secondo piano, rispetto all’interesse per la droga stessa. Il drogato diventa passivo, e si concentra sui cambiamenti delle proprie percezioni e del suo stato di coscienza, fino a un vero e proprio stato di letargia. Subentra un certo disinteresse per il sesso: il fatto che i drogati spesso fumino in gruppo, dimostra che vi è una ricerca di empatia e un certo senso di fraternità tra quelli che fumano, ma questo non ha di certo un significato erotico. La droga diventa piano piano un sostituto del piacere sessuale, che, al contrario, diminuisce.

Va, infine, ricordato che molti ragazzi si danno all’utilizzazione della marijuana per problemi di salute sessuale: essi cercano attraverso la droga di liberarsi dai problemi sessuali e dalla mancanza di sicurezza interiore.

Per quanto riguarda gli allucinogeni, in primis l’LSD, da molti sono considerati degli afrodisiaci veri, cioè, capaci di provocare un aumento della libido e delle attività sessuali, mentre altri ritengono che l’effetto degli allucinogeni sull’attività sessuale sia piuttosto negativo. Il viaggio permane un’esperienza individuale, e anche se molte persone decidono di farlo insieme, la loro comunicazione resta minima. Il drogato si chiude in se stesso senza poter condividere emozioni e visioni. Il mondo della droga lo isola ed egli è rinchiuso dentro, senza desideri e senza scambi di tipo sessuale. Il drogato ha bisogno dell’altro, ma nello stesso tempo lo esclude.

Le persone che assumono anfetamine riferiscono una sessualità molto aumentata, specialmente quando le anfetamine sono iniettate direttamente in vena. Ciò procura loro un orgasmo in tutto il corpo, un’erotizzazione generale; inoltre, è presente un aumento dell’aggressività, delle preoccupazioni sessuali e di attività sessuali fino allora represse.

In altri termini, le anfetamine sono un vero afrodisiaco, avendo un effetto diretto sulla stimolazione sessuale; esse provocano grande euforia, maggiore sicurezza ed anche una grande aggressività.

Molte persone avvertono un’erezione contemporanea all’iniezione, e durante l’iniezione le donne possono raggiungere l’orgasmo. Spesso la coppia si inietta la droga durante l’amplesso per accentuare il piacere.

L’erezione può essere prolungata e a volte dolorosa, così prolungata che non si riesce ad eiaculare.

Dopo molti giorni di utilizzazione della droga, si accumula grande fatica, la potenza e l’interesse sessuale diminuiscono, e non sono infrequenti tendenze paranoiche. Il desiderio prevale così sulla sua realizzazione, il flash che si produce è molto forte, ma la depressione che ne segue è tragica, ciò che incita all’utilizzazione continua della droga.

Può emergere, nelle persone che fanno uso di anfetamine, una sorta di simbolismo sessuale attribuito alla siringa: alcuni fanno analogie tra la penetrazione dell’ago della siringa e quella del pene; inoltre, il fatto di farsi iniettare da un ragazzo è molto desiderato dalle ragazze.

Le persone drogate con anfetamine risultano molto abili sessualmente e hanno tendenza a vivere in grande promiscuità, tuttavia non sono pienamente soddisfatte dalla sessualità. Tendono a mettere tutto in comune, compreso il proprio corpo: una ragazza può praticare il coito con molti ragazzi in poco tempo, cinque o dieci o anche più, perché pensa che essa appartiene a tutti.

La vita però non è un’orgia perpetua: a lungo andare, le anfetamine possono provocare disturbi sessuali negli uomini, come impossibilità ad eiaculare, e nelle donne disturbi mestruali e frigidità.

Le anfetamine rappresentano in gran parte dei casi delle droghe di transito, cioè la dipendenza è tale che il drogato è costretto ad aumentare sempre più le dosi di stupefacente per ottenere gli effetti desiderati, oppure a fare ricorso a sostanze più pesanti. In effetti, la maggior parte dei soggetti che utilizzano oppiacei provengono dalle droghe considerate più leggere.

Gli oppiacei hanno generalmente effetti negativi sull’attività sessuale sia negli uomini che nelle donne, che possono anche perdere le mestruazioni.

Insorge, prima o poi, in questi soggetti un netto disinteresse per la sessualità e, in definitiva, per tutto ciò che non è la droga. L’eroinomane non chiede all’eroina un miglioramento delle proprie prestazioni sessuali, giacché ben presto succede che con il progredire dell’intossicazione peggiora nel giovane la propria potenza sessuale.

Tutti i dati della letteratura concordano in maniera inequivocabile sul fatto che quasi tutti gli eroinomani presentano una più o meno marcata compromissione dell’ efficienza sessuale.

Sembra che il maggior danno si attui a livello della funzione eiaculatoria: i soggetti possono ottenere una valida erezione , che si prolunga oltre ogni limite e che non riesce a concludersi con l’eiaculazione. Ne deriva un senso di profonda frustrazione, un’angosciosa sensazione di incapacità, uno scoraggiamento ad intraprendere qualsiasi tipo di attività sessuale.

Del resto, l’eroinomane vede progressivamente restringersi la sfera dei propri interessi, anche quelli di ordine sessuale: la sua giornata è infatti tutta impegnata nell’affannosa ricerca della droga per bucarsi. In questa situazione l’eroina diviene essa stessa un sostituto sessuale e molti eroinomani parlano della siringa dandole un’inquietante e significativa animazione. In fase di tossicomania conclamata l’eroinomane non pensa che alla droga ed essa racchiude ogni forma di piacere compreso il piacere sessuale.

La cocaina è una droga d’abuso con effetti sessuali acuti e cronici del tutto opposti: grazie alla sua azione dopaminergica, essa aumenta il desiderio e l’eccitazione mentre, parallelamente, inibisce l’ orgasmo in entrambi i sessi.

Il mito delle lunghe notti d’ amore va tuttavia ridimensionato, soprattutto dal punto di vista maschile. Infatti, per molti uomini, una lunga attività sessuale che non culmini nell’eiaculazione può essere fastidiosa e addirittura dolorosa. Alcuni di essi, invece, apprezzano questo effetto perché consente loro di prolungare il piacere ed evitare eiaculazioni precoci.

Al contrario, per le donne, che spesso hanno il problema opposto, questo fenomeno è decisamente indesiderato.

L’abuso cronico di cocaina può causare diverse disfunzioni sessuali (erettili, ecc.) dovute soprattutto ad iperprolattinemia, una condizione trattabile con bromocriptina. Il meccanismo responsabile di questo effetto non è stato ancora chiarito anche se si ritiene che esso dipenda dalla downregulation dei recettori dopaminergici ipotalamici.

La cocaina, una sostanza con note proprietà anestetiche, è talvolta usata localmente per ridurre la sensibilità del pene e prolungare l’orgasmo, soprattutto in soggetti che soffrono di eiaculazione precoce.  L’iniezione di cocaina direttamente nei corpi cavernosi può causare priapismo.

L’ ecstasy (3,4-metilendiossimetamfetamina o MDMA), come la cannabis, può aiutare a vincere la timidezza o il disagio associato ad un incontro sessuale anche se sembra accertato che essa interferisca con l’ attività sessuale riducendo il desiderio, l’ erezione, la lubrificazione vaginale, l’orgasmo e l’appagamento.

In definitiva, da questa incompleta rassegna delle droghe più importanti e più utilizzate risulta che, per la concomitanza di svariati fattori, tossicologici e psicologici, tutte le tossicomanie si accompagnano a gravi perturbamenti dell’attività sessuale.

Tragica illusione sarebbe quella di chi, avendo problematiche di ordine sessuale, pensasse di risolverle imboccando la strada della droga. Entro un periodo di tempo, che può essere più o meno lungo o più o meno breve, a seconda delle varie sostanze, il soggetto si ritroverebbe non solo con gli stessi problemi ancorché peggiorati a livello sessuale, ma anche con una situazione esistenziale oramai e per sempre gravemente e irrimediabilmente compromessa.