Con questa denominazione impropria viene generalmente indicata una particolare patologia (perché di una patologia si tratta) del pannicolo adiposo sottocutaneo che affligge soprattutto il sesso femminile.
Considerato per molto tempo un semplice tessuto di sostegno di importanza non determinante o ancora un deposito di materiali di riserva energetica, il tessuto adiposo ha trovato invece negli ultimi decenni la giusta considerazione e il giusto posto nell’economia generale dell’organismo: si è visto infatti come ad esso competano funzioni di rilevante interesse nella stessa regolazione del metabolismo lipidico. Trattasi quindi di un tessuto che possiede la stessa nobiltà anatomofunzionale del rene, del cuore, del fegato, del cervello.
E’ dotato di un’abbondantissima irrorazione sanguigna, sostenuta da una rete di microvasi , la cui regolazione è straordinariamente complessa. Le sue capacità di risposta alle sollecitazioni neuroumorali sono uguali a quelle di altri organi dotati di strutture notevolmente complesse. Si deve ritenere quindi un tessuto peculiare dotato di funzioni recettoriali molto sofisticate in cui i rapporti microvascolotissutali assumono imortanza primaria, non solo per il metabolismo locale, ma anche per quello generale.
La cellulite è un’alterazione morfologico-funzionale del tessuto adiposo sottocutaneo superficiale, caratterizzata da un’alterazione dell’equilibrio tra il sistema venoso e linfatico del sottocute, che comporta un rallentamento del flusso sanguigno e una ritenzione di liquidi da parte dei tessuti con successivo ingorgo linfatico. Ne consegue un processo degenerativo nel contesto del tessuto adiposo sottocutaneo, in cui si riconoscono almeno tre livelli di gravità: cellulite edematosa, cellulite edematofibromatosa e cellulite fibrosclerotica.
Nel progredire di livello, si osserva l’avanzare di un processo biologico paragonabile a una cicatrizzazione, che interessa i tralci connettivali che costituiscono le cellette in cui sono collocati gli adipociti e che con un circuito vizioso si automantiene e si implementa: gli adipociti diventano pressochè segregati dal circolo sanguigno e quindi sempre più non responsivi ad eventuali terapie; le terminazioni nervose sensitive rimangono intrappolate nei tralci connettivali determinando una sintomatologia algica anche intensa; l’estrema rigidità dei tralci associata all’edema interstiziale causa il fenomeno ben noto della buccia d’arancia, o, quello, ancora più grave, del chiodo da materasso.
Tale substrato anatomo-patologico non è dovuto soltanto alla sedentarietà o al fumo o a predisposizioni genetiche e/o razziali, ma è correlato altresì ad alterazioni metaboliche non distrettuali, determinate da fattori endocrini e neuro-psichici, che producono modificazioni importanti della sostanza fondamentale del connettivo. Si sa, infatti, che il tessuto adiposo, soprattutto quello addominale, rappresenta un vero e proprio organo endocrino, capace di interferire con importanti funzioni metaboliche e di contribuire alla formazione di quella disfunzione endoteliale che sta alla base di tante patologie organiche e che si ritrova anche nella cellulite. Non a caso una condizione di iperinsulinemia associata ad insulino-resistenza si riscontra con maggiore frequenza nelle donne affette da cellulite in stadio avanzato.
Emerge a questo punto l’importanza che riveste la matrice extracellulare del connettivo, considerata una vera e propria struttura organica e non soltanto un tessuto di sostegno interposto tra le cellule.
Essa si identifica istologicamente con il connettivo fibrillare lasso pericellulare, ma rappresenta, secondo le più moderne acquisizioni in tema di Fisiologia umana, un vero “sistema di regolazione di base”, che regola la comunicazione tra le cellule e l’ambiente esterno.
Enorme è la quantità di informazioni che possono essere immagazzinate nella matrice; è nella matrice che si sfioccano le terminazioni nervose vegetative; è qui che attraverso la mediazione di sostanze neurali ed endocrine (neurotrasmettitori, neuropeptidi, ormoni e citochine) viaggiano le informazioni di natura neuro-endocrino-immunologica; è qui che risiedono le cellule dell’immunità ed è qui che si sviluppa il processo infiammatorio.
Il corretto funzionamento cellulare passa, dunque, dall’integrità anatomica e funzionale della matrice, in ultima analisi dalla sua pulizia, dalla sua incontaminazione, dal livello della sua detossificazione.
Si vengono a creare nella cellulite delle situazioni patologiche in cui la matrice si carica di sostanze inquinanti o tossiche (che possono essere virus, batteri, tossine alimentari, metalli pesanti, molecole farmacologiche, ecc..) alle quali essa reagisce con un processo infiammatorio, che, da transitorio nelle prime fasi, può trasformarsi poi, stante la situazione di “ingottamento” connettivale, in uno stato infiammatorio cronico con tutte le implicazioni e le conseguenze che questo comporta.
Anche la cellula subisce l’attacco dei radicali liberi che si formano ad opera di cataboliti tossici dei vari metabolismi intermedi e che colpiscono primariamente le strutture nobili preposte alle funzioni enzimatiche, ed anche la cellula reagisce dapprima con l’infiammazione, ma poi inevitabilmente va incontro ad una destrutturazione.
In sintesi, nella progressione della cellulite, l’accumulo di sostanze tossiche si produce all’inizio a livello del letto capillare ematico e linfatico, e del liquido extracellulare mesenchimale; successivamente a livello della sostanza fondamentale amorfa del connettivo fibrillare lasso pericellulare; ed infine a livello intracellulare.
Tutto questo per inquadrare correttamente la cellulite, termine improprio con il quale comunemente si indica non un difetto estetico e neppure una distinta patologia, ma addirittura una sindrome, visto che spesso si accompagna a linfedema degli arti inferiori, teleangectasie, varici, parestesie, sensazioni di freddo, smagliature, alterazioni posturali con difficoltà nel cammino, ecc..
La denominazione scientifica della cellulite è invece PEFS (panniculopatia edemato-fibrosclerotica) ed appartiene al gruppo delle liposclerosi.
Il trattamento della cellulite è uno dei campi d’azione più complessi, proprio perché il tessuto cellulitico è la manifestazione più evidente di un’intossicazione profonda.
Trattandosi di un problema multifattoriale, si praticano interventi attivi su diversi fronti, per migliorare la circolazione locale, per indurre un’azione riducente sui tessuti, per contrastare l’azione dei radicali liberi, ma soprattutto per drenare il connettivo e la matrice extracellulare stimolando allo stesso tempo l’attività degli organi emuntori.
Qualsiasi intervento, sia esso di natura fisica o farmacologica, deve essere assolutamente personalizzato: il pieno successo di un programma terapeutico passa attraverso una accurata diagnosi della funzionalità organica, una diagnosi che contempli insieme gli aspetti costituzionali, “energetici” e clinici di ogni singolo paziente.
Nessuna delle varie proposte terapeutiche può avere un utilizzo universale, ma deve essere scelta nel rispetto dell’individualità bio-tipologica del paziente e solo dopo una precisa diagnosi sulla funzionalità degli organi emuntori.
Inoltre, occorre consigliare un incremento dell’attività motoria ed un corretto stile di vita.
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