«l’invecchiamento è la modificazione irreversibile della
sostanza vivente esposta al flusso del tempo» Burger,1957.
«l’invecchiamento è la somma di tutti i fenomeni di
usura legati alla vita» Selye, 1962.
«l’invecchiamento è un processo biologico polifunzionale,
regolare, che conduce per forza di cose alla limitazione delle
possibilità di adattamento dell’organismo e all’aumento delle
probabilità per l’uomo di morire» Frolkis, 1975.
«l’invecchiamento è un seguito di modificazioni che un individuo
presenta nel corso del tempo, in maniera caratteristica,dall’età
adulta fino al termine della sua vita» Singer, 1981.
“Invecchiare è un concetto relativo. La cosiddetta senescenza è un processo dovuto al rallentamento o alla diminuzione delle possibilità intellettuali, causato da ridotte capacità di apprendimento, memorizzazione e creatività. Ma proprio perché è definita in questo modo, non esiste un’età tipica del suo apparire”
Esistono tante definizioni della vecchiaia, ma in realtà la vecchiaia è un processo indefinibile. Non esiste un prototipo di anziano, ma esistono mille vecchiaie, in quanto ogni anziano è il prodotto della sua genetica e degli effetti dell’ambiente (reddito, scolarità, lavoro, nutrizione, malattie, ecc.) Minois scrive che è “un termine che per lo più fa rabbrividire, parola carica di inquietudine, di debolezza, talvolta di angoscia”
“Ogni uomo desidera vivere a lungo, ma nessuno vorrebbe invecchiare”
(F. Swift)
Tuttavia, “invecchiare è ancora il solo modo per vivere a lungo” (Saint-Beuve)
Non esiste un parametro univoco quale marcatore di invecchiamento, pertanto, come per qualsiasi età della vita, la senescenza è un concetto teorico che contiene una variabilità individuale non quantificabile. Appare quindi arbitrario e difficile stabilire a quale età si è vecchi, o individuare un segno patognomonico, o porre un limite di valicabilità oltre il quale si possa individuare in modo incontrovertibile l’avvio al processo di invecchiamento.
Per impostare un programma di medicina preventiva che assicuri la longevità unitamente a una qualità della vita adeguata (medicina anti ageing) non solo deve essere indagata l’incidenza di fattori ereditari nei soggetti ancora sani, ma anche tutte quelle evidenze che non incidono in modo significativo sullo stato di salute generale, ma incidono per esempio sull’acuità degli organi di senso, sull’attività muscolare, sulla memoria, e che manifestano una predisposizione anche familiare per quanto attiene al tempo di comparsa.
Il patrimonio genetico individuale e la sua diversa reazione alle sollecitazioni che provengono dall’ambiente esterno, tenendo conto anche del profilo cronogenetico familiare, caratterizzano l’invecchiamento a livello individuale. Sulla base di queste informazioni, il clinico può individuare l’organo meiopragico, cioè l’organo più debole, quell’organo che, invecchiando, esaurisce prima degli altri la ridondanza giovanile, e oltrepassa così la soglia funzionale accettabile per mantenere la sua funzione.
La clinica ci conferma che nell’anziano il deficit funzionale di un singolo organo che fa parte di un insieme che è in equilibrio, può mettere in ginocchio la funzione dell’intero organismo. Di conseguenza, per invecchiare bene è importante salvaguardare l’organo debole dall’usura o anche dal non uso, dalle aggressioni ambientali, fattori questi che possono accelerare l’impoverimento della riserva funzionale geneticamente programmata per ciascuno di noi.
La longevità è assicurata in primo luogo dalla protezione genetica nei riguardi della malattia e successivamente da una protezione incentrata sullo stile di vita. Se oggi curiamo il vecchio malato è perché quell’ambiente che gli è stato favorevole nell’allungare la vita, non gli è stato favorevole nell’allungarla in modo sano. L’obiettivo è quindi vivere a lungo, ma vivere sani. In questo senso i centenari di oggi sono quei sopravvissuti nonostante tutto, perché in essi la protezione genetica e quella ambientale sono state ottimali.
Medicina anti ageing è quindi procrastinare in avanti negli anni l’invecchiamento naturale o rallentare l’invecchiamento, in ogni caso assicurare un invecchiamento di successo in piena salute. Per far questo non bisogna aspettare che l’invecchiamento arrivi, ma la sfida per la medicina moderna è quella di individuare in tempo i mezzi per un intervento programmato per arrivare ai cento anni ed anche più, che va centrato sull’alimentazione, sull’attività motoria, sulla riduzione dell’usura, fatta salva la protezione degli organi più deboli.
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